Bandiera estera o bandiera italiana?

Con quale bandiera è meglio navigare sui nostri mari ?

Grazie alla Comunità Europea è finalmente possibile scegliere liberamente quale bandiera preferiamo utilizzare sulla nostra imbarcazione.

Tutto perfettamente in regola !

Opportunità da non confondere con le varie bandiere “ombra” sempre esistite, che talvolta invece non corrispondono a situazioni molto chiare…

Le “bandiere ombra” infatti, nel mondo della nautica così come nel diporto, sono spesso utilizzate perchè offrono forti risparmi fiscali e permettono proprietà nascoste, pochi controlli, e coprono situazioni torbide.
Proprio per questo però non sono sempre ben viste dagli organi competenti, dogane ecc. e in genere anche l’armatore “onesto” preferisce non utilizzarle per evitare di essere etichettato come “evasore” o “pirata”.

La bandiera Comunitaria invece offre l’opportunità di registrarsi presso un paese estero Europeo in piena regola ed alla luce del sole !
Qualsiasi cittadino europeo può scegliere in quale Registro Europeo preferisce iscrivere la propria imbarcazione, e potrà così agevolarsi di una burocrazia alle volte molto più snella, oppure utilizzare quegli accorgimenti che riterrà più vantaggiosi in barca senza dover più sottostare ad assurde imposizioni come ben sappiamo noi italiani.

Quindi non solo agevolazioni fiscali ma niente società fantasma, niente sotterfugi.
Potremo navigare con bandiera diversa dalla nostra: Francese, Belga, Olandese, ecc. scegliendo quella che più ci aggrada e di fatto seguire la regolamentazione di quel Paese.

olandese

Il fattore che balza agli occhi immediatamente è che all’interno della CE, dove appunto chiunque può scegliere liberamente quale bandiera utilizzare, nessuno, ma proprio nessuno sceglie il nostro Tricolore. Fatto salvo noi italiani.
Invece sono diventati ormai numerosissimi i traslochi dalla nostra a quelle belga, olandese o francese e inglese.

Come mai questa forte migrazione verso i Registri esteri ?

E’ presto detto, a prescindere da quanto accennato sopra il motivo non è tanto fiscale quanto mai burocratico.

Sebbene esistano delle piccole differenze con il regime dell’Iva che in alcuni paesi è al 20 %, o anche meno a seconda dei casi, e quindi un certo piccolo vantaggio economico in realtà esiste, il vero motivo dell’abbandono dei Registri italiani è da attribuire ai balzelli imposti dalle nostre politiche sulla nautica e dalle difficoltà riscontrabili quotidianamente nelle procedure richieste dalle Capitanerie di Porto del nostro Paese.
Non ultimo dai continui ed estenuanti controlli effettuati in mare dalle molteplici Entità preposte.

Sappiamo bene quali obblighi richieda la normativa italiana del diporto, di fatto è assoggettata in buona parte erroneamente alle regole del naviglio mercantile in generale trasformando ed equiparando un semplice natante a vela ad una petroliera da migliaia di tonnellate.

Già questo la dice lunga e fa intuire come viene gestito il diporto qui da noi in Italia.

Veniamo al dunque e vediamo in pratica cosa cambia se ci liberiamo del Tricolore:
– niente più visita Rina
– niente più giubbotti con marchio imposto
– niente più cassette medicinali costosissime obbligatorie
– niente più apparecchi costosissimi perchè omologati (magari scadenti di qualità)
– niente più inutili dotazioni mai utilizzabili
– niente più perquisizioni a bordo
– niente più adeguamenti impossibili all’ultimo minuto
– pratiche di vendita e registro meno care e molto più semplici e veloci

Tutto questo non esula dall’avere a bordo quanto serve per la sicurezza alla navigazione, ma con bandiera estera decideremo noi cosa è meglio avere e cosa è meglio comprare, e non saremo obbligati da qualche normativa pensata la notte prima da qualche burocrate incompetente. Col solo scopo di rastrellare un po di soldi a casaccio, oramai l’abbiamo capito tutti.

E ancora: in Italia siamo rimasti ai faldoni accatastati disordinatamente nelle innumerevoli Capitanerie, lasciati in mano e gestiti spesso da ragazzetti ignoranti e svogliati, mentre all’estero l’armatore iscrive l’imbarcazione al registro telematico a mezzo Internet in pochi semplici passaggi.

Noi siamo ancora alle istanze e alle marche da bollo per ogni foglietto inutile, e sono tante ogni volta che si cambia qualcosa a bordo, dalle altre parti basta un versamento iniziale e poi si modifica senza spese qualsiasi variazione si renda necessaria con una semplice comunicazione telematica.

In pratica noi siamo fermi al medioevo e alla ceralacca mentre i nostri cugini vanno avanti con la fibra ottica !!

Il Registro Unico del Diporto in Italia è un sogno.
Ce ne parlano da secoli e lo promettono da tempo ma la nostra realtà è invece chiusa in migliaia di uffici ed affidata ad innumerevoli inutili controlli fatti da chiunque abbia una divisa e l’autorità per farlo, e un canotto per galleggiare!!

Ho trovato in mare di tutto: dalle Guardie Penitenziarie alla Guardia Forestale ! Tutti a chiedere documenti e rilasciare verbali al diportista, ma è lecito essere fermati sulla propria barchetta guardie che dovrebbero controllare i boschi o i galeotti. E non chiediamoci chi ha pagato i mezzi, la benzina, e gli stipendi a questi signori perchè altrimenti ci arrabbiamo definitivamente !!

Una volta fermati per l’accertamento inizia quindi il calvario del povero diportista italiano, impossibile essere aggiornato al minuto prima di essere fermati, infatti qualcosa manca sempre a bordo anche al più pignolo degli armatori, che magari non ha letto il decreto o il provvedimento scattato dalla mezzanotte del giorno stesso…
Sono poi talmente tante le voci da seguire che qualcosa di sbagliato si trova sempre.

Possiamo accennare ad alcuni balzelli inutili come l’obbligatorietà del Certificato Limitato Radiotelefonista, a cosa serve ??? Qualcuno lo sa ?? Assolutamente a nulla.
Oppure alla Campana. Quanti di voi l’hanno usata una volta ? O anche i Giri Bussola, costosi quanto inutili oramai.
E la Cassetta Medicinali più costosa del mondo…?? Con dentro 1 Kg di cotone idrofilo che non si usa nemmeno in ospedale…
E il Vhf omologato, o l’estintore timbrato rosso, io ne avevo a bordo 10 americani di colore bianco e non sono “regolamentari” sebbene visibilmente fatti meglio e sicuramente più affidabili.
Tanti gli strumenti che in virtù di un omologazione sono più costosi e più scadenti di altri ma che dobbiamo per forza comprare ed esibire a richiesta di questi signori.

Non parliamo poi della vendita di un imbarcazione usata che deve dismettere la bandiera italiana o del semplice passaggio di proprietà.

Come sempre noi siamo i più cari i più lunghi e i più difficili.

Abbiamo una Tassa di Registro bella salata, abbiamo una Trascrizione lunghissima perchè la Licenza di Navigazione deve andare insieme al’Atto di Vendita registrato alla Capitaneria dove hanno conservato il nostro faldone ottocentesco, e li aspettare e stagionare sulle scrivanie di funzionari impegnatissimi dal duro lavoro di mettere un timbro o due al giorno sulle pratiche che seguono… poi tornare via posta da noi non prima che siano passati 20 / 30 giorni da quando abbiamo venduto o comprato la barca. Il tutto condito da istanze, marche da bollo, certificazioni, denunce e privacy, permessi e autocertificazioni, e spese d’agenzia perchè impossibile farlo da soli: troppo difficile !!

Così è l’Italia e così è la nautica italiana, ma via tutto, questo sparisce per miracolo con un colpo di spugna se cambiamo bandiera !

Dimenticavo anche che è impossibile sapere cosa dobbiamo fare chiedendo agli uffici “competenti”, infatti se poniamo lo stesso quesito alla Capitaneria di Genova e a quella di Roma, piuttosto che ad altre ancora, riceveremo una risposta differente da ciascuno, non sono coordinate tra di loro. Un vero caos.

I casi assurdi poi sono innumerevoli, ho vissuto di persona situazioni irrisolvibili.
Pensare che per una barca a vela di 10,50 mt. venduta a uno svizzero la richiesta di nullaosta è stata trasmessa dalla Capitaneria competente all’Inps e all’Inail che a loro volta devono autorizzare la vendita dell’imbarcazione controllando che non ci siano marittimi a bordo che avanzano contributi previdenziali. Senza chiedersi se sia lecito immaginare dei marittimi imbarcati su un 10 metri a vela, per di più non pagati !!
Il risultato è che Inps e Inail sono intasati di lavoro che non gli compete: immaginiamo gli impiegati che ricevono la domanda sulla scrivania?
Le Capitanerie spediscono in giro domande su domande, i contribuenti pagano come sempre il baraccone, e la nostra pratica di vendita ci mette minimo tre mesi per essere fatta.
Risultato che ultimamente gli stranieri non vengono più a comprare  le barche qui da noi perchè rischiano di impantanarsi nella burocrazia e di perdere la stagione tenendo la barca ferma.

Già perchè secondo i nostri “burocrati scienziati” finchè la pratica non è terminata la barca non dovrebbe muoversi dall’ormeggio !!
Pensare ad un permessino provvisorio, come per le autovetture, visti i tempi interminabili, sarebbe una cosa troppo agevole e forse poco remunerativa? O forse troppo intelligente ?

Altro esempio di scienza delle immatricolazioni che mi è capitato riguarda la dismissione di bandiera per vendita ad armatore francese: è risaputo nel mondo intero che per iscrivere una barca presso nuovo registro occorrono normalmente pochi semplici documenti:
1 Atto di vendita (in genere in carta semplice)
2 Certificato Conformità motore in originale che rilascia il costruttore
3 Certificato CE in originale che rilascia il Cantiere

Lo stesso vale per l’Italia (con la differenza che da noi l’Atto di vendita lo pretendono registrato 800 € circa) che chiede e conserva i conformità originali nel famoso faldone di cui sopra.
Bene a questo punto se devo fare immatricolare la barca in Francia perchè venduta, dovrò fornire all’acquirente francese questi tre documenti citati. Allora vado alla mia Capitaneria e con la domanda di nullaosta alla dismissione di bandiera chiedo anche la restituzione dei MIEI documenti (della MIA barca).

Risposta dell’Ufficio Naviglio: …i suoi conformità originali noi li forniamo SOLO dopo l’avvenuta e comprovata registrazione nel nuovo paese.
Mia domanda: e come faccio a far registrare in Francia la barca se non ho i conformità originali che tenete voi…???
Risposta: … non lo so !!

Mia reazione: sbattere la testa contro al muro fino a che non ci si calma !!!

Se continuiamo così facciamo poca, pochissima strada.

Per fortuna abbiamo una soluzione a tutto questo e la soluzione è cambiare bandiera !!

Chi è passato alla bandiera Belga o all’Olandese mi guarda oggi sereno con un sorrisino beato che ti fa capire quanto sia fesso non averlo ancora fatto.
Molti mi raccontano di aver cambiato bandiera stando in barca, in rada dalla Grecia, con una connessione internet hanno fatto tutto, con pochi soldi di spesa e tanta meraviglia nel vedere che le cose funzionano davvero in altro modo.
Superato l’ostacolo del nullaosta alla dismissione italiana, si fa tutto con un click e la vita per il diportista ricomincia a sorridere.

Mi è capitato svariate volte di aspettare tre mesi per la dismissione italiana e una volta ottenuta vedere completare la nuova registrazione straniera in pochi minuti, anche in paesi come la Bulgaria che certo non è di estrazione marittima come invece dovremmo esserlo noi…

belga

 Al momento sembra che la bandiera più semplice da ottenere e gestire in seguito, quindi non solo la meno costosa ma anche la meno complicata da cavilli sia quella olandese.

Spesso su Internet è possibile trovare tutte le indicazioni sulla nuova registrazione e soprattutto è possibile farla direttamente.